Nessun servizio pubblico di qualità senza canone radio-tv

Berna, 19.10.2016 - Il Consiglio federale raccomanda al Parlamento di respingere l'iniziativa popolare federale "Sì all'abolizione del canone radiotelevisivo (Abolizione del canone Billag)". Nella seduta del 19 ottobre 2016 ha sottoposto il relativo messaggio al Parlamento. Nel suo rapporto sulla verifica della definizione e delle prestazioni del servizio pubblico, presentato il 17 giugno 2016, il Consiglio federale ha ribadito che la Svizzera necessita un servizio pubblico di qualità in tutte le regioni linguistiche del Paese. Con l'abolizione dei canoni, la SSR e le emittenti private che attualmente beneficiano dei proventi del canone non sarebbero più in grado di adempiere il proprio mandato.

Un piccolo Paese plurilingue come la Svizzera necessita ancor più di un'offerta di servizio pubblico indipendente e di qualità negli ambiti dell'informazione, della cultura, della formazione e dell'intrattenimento, rivolto a tutti i gruppi della popolazione. Nel suo messaggio, il Consiglio federale sottolinea l'importanza di questi aspetti per il funzionamento della democrazia diretta e per il loro contributo determinante all'integrazione di tutti i gruppi della società (comunità linguistiche, persone con disabilità sensoriali, generazioni diverse, persone con un retroterra migratorio). L'accettazione dell'iniziativa colpirebbe in particolar modo le regioni linguistiche più piccole. Infatti, senza la perequazione finanziaria interna alla SSR non sarebbe possibile produrre programmi radiotelevisivi equivalenti in tutte le lingue ufficiali. Il 24,5 per cento degli introiti complessivi della SSR, composti principalmente dai canoni di ricezione e dalle entrate pubblicitarie e della sponsorizzazione, provengono dalla Svizzera romanda, il 4,5 per cento dalla Svizzera italiana e il resto dalla Svizzera tedesca. Questi mezzi sono ripartiti in modo solidale tra le regioni linguistiche, cosicché alle emittenti francofone della SSR spetta il 32,7 per cento, mentre a quelle italofone il 21,8 per cento.

Ripercussioni negative dell'accettazione dell'iniziativa

Secondo il Consiglio federale, l'accettazione dell'iniziativa popolare per l'abolizione del canone di ricezione radiotelevisivo e del relativo finanziamento della radiotelevisione ridurrebbe drasticamente il ventaglio di prestazioni offerte dalle emittenti radiotelevisive concessionarie che attualmente hanno diritto a una partecipazione al canone. Per continuare a offrire programmi di buona qualità, queste ultime dipendono da tali entrate. Attualmente la SSR è finanziata per i tre quarti tramite i proventi del canone, mentre le radio locali private e le televisioni regionali ottengono fino a due terzi. Poiché la difficile situazione sul mercato pubblicitario non permetterebbe di compensare l'assenza degli introiti provenienti dal canone, tutte queste emittenti sarebbero costrette a risparmiare massicciamente sulle proprie offerte. Inoltre, per ragioni economiche, le offerte radiotelevisive prettamente commerciali sono generalmente orientate all'intrattenimento, a scapito di informazione, formazione e cultura.

Offerte comparabili nelle regioni linguistiche

Analogamente alla Svizzera, nella maggior parte dei Paesi europei il servizio pubblico nel settore dei media viene finanziato da fondi pubblici o attraverso canoni. A differenza degli altri Stati, la Svizzera offre tre canali completi nelle lingue ufficiali e diversi programmi in romancio.

Il Consiglio federale propone al Parlamento di respingere l'iniziativa senza presentare alcun controprogetto. È convinto che anche in futuro la Svizzera necessiterà di offerte radiotelevisive indipendenti, di buona qualità, comparabili ed esigibili in tutte le regioni linguistiche, per le quali devono essere messe a disposizione le necessarie risorse finanziarie pubbliche.

Il Consiglio federale intende mantenere stabili gli attuali canoni di ricezione radiotelevisivi fino al passaggio al nuovo sistema, previsto per il 2019. A partire da tale data prevede inoltre di fissare il canone per le economie domestiche a un importo inferiore ai 400 franchi.


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