Nel corso del suo mandato, la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga ha avuto l'opportunità di incontrare molte persone interessanti. Persone con i più svariati desideri e le più svariate esigenze. Persone di varia provenienza e con prospettive future differenti. Persone lontane dalla luce dei riflettori. Qui invece diventano protagonisti: «In questo spazio offro ogni settimana a queste persone la possibilità di esprimere un desiderio, una speranza o un punto di vista.»
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Panoramica di tutti gli incontri
«Spero che i tempi convulsi causati dalla pandemia ci riportino con i piedi per terra e ci permettano di riconoscere e di reintegrare meglio nelle nostre vite i veri valori. Il mio auspicio: più modestia, più senso civico e soprattutto più rispetto della natura» Sibylle Riesen, addetta al make-up negli studi di Palazzo federale
«Quest’anno, che speriamo rimarrà un’eccezione, ci ha fatto oscillare tra paure e speranze. La tecnologia ci ha permesso di avvicinarci virtualmente nei momenti in cui i contatti fisici non erano più possibili o raccomandati. Abbiamo garantito, per la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga, innumerevoli connessioni virtuali con i suoi omologhi di tutto il mondo, un vero cambiamento del modo di incontrarsi e lavorare…» Maurizio Aprile, addetto al supporto TIC dell’Ufficio federale dell’informatica e della telecomunicazione (UFIT)
«La Terra è inquinata e poche persone se ne preoccupano. Vorrei prendermi cura della Natura e della Terra. Vorrei avere un giardino dove potermi occupare delle mie piante; inoltre raccoglierei tutte le cartacce sparse nella Natura perché mi rattrista vedere rifiuti per terra quando vado a passeggio». Isalis Addor, 8 anni ha partecipato alla creazione del biglietto di auguri di fine anno della presidente della Confederazione
«Spero che questa crisi ci permetta di imparare dalla nostra vulnerabilità, di sviluppare una maggiore empatia nei confronti dei più fragili della società e mi auguro che il nostro Paese si impegni soprattutto a favore di coloro per cui la crisi è quotidianità e non una situazione eccezionale temporanea, come ad esempio per i rifugiati del campo profughi di Moria. Perché se c’è una cosa che la crisi ci ha fatto comprendere è che siamo legati al resto del mondo.» Simone Lappert, autrice